Di seguito la seconda parte
Tabella dei Contenuti
7° giorno - Trasferimento da "Città del Guatemala" a "Flores" e visita al "sito di Tikal"
Provenendo da “Città del Guatemala” siamo atterrati all’aeroporto Internazionale “Mundo Maya” vicino “Flores” nel NORD del paese per visitare il “sito archeologico di Tikal”, uno dei più grandi siti archeologici e centri urbani della civiltà maya precolombiana.
La particolarità di “Tikal” è che il sito archeologico è nel cuore della giungla. Già dal 600 a. C. i Maya a “Tikal” scolpivano su steli di pietra le mappe del cielo. “Tikal” non fu mai distrutta da un esercito o da un invasore: fu semplicemente abbandonata.
La città è restata inviolata e protetta dalla giungla e da metri di terra e foglie fino a quando, nel 1848 i “ricercatori Mendes, Tut e Lara” portarono alla luce, nelle vicinanze della città, una stele con iscrizioni.
Ancora oggi sono tante le costruzioni maya non ancora portate alla luce.
Intanto c’è tanto da vedere a Tikal.
Ai lati della “Gran Plaza”, centro della vita della città, il “tempio 1” e il “tempio 2”, conosciuti rispettivamente come “il tempio del Gran Giaguaro” e il “tempio delle Maschere”.
Da visitare il “tempio 3”, noto anche come “Tempio del Gran Sacerdote”.
Indimenticabile il “tempio 4”, conosciuto anche come “Tempio del Serpente Bicefalo”, l’edificio più alto di tutta Tikal con i suoi 70 metri ancora oggi riconosciuto come la struttura maya più alta.
Questo tempio regala dalla sua sommità un colpo d’occhio che permette di dominare la giungla circostante.
A sud-ovest della “Gran Plaza” si trova “El Mundo Perdido” (Lost World), un complesso di numerose strutture con un’enorme piramide al centro che ha la particolarità di avere le scale su tutti e quattro i lati adornate da grandi maschere di pietra.
E poi ancora il “tempio 5” a sud dell’”Acropoli Centrale”, unico monumento funerario di Tikal, il “tempio 6” conosciuto anche come il “Tempio delle Iscrizioni”, l’”Acropoli Nord”, l’”Acropoli Centrale”, l'”Acropoli Sud” e sulla “piazza dei Sette Templi”, una piattaforma che regge sette piramidi, ritenuti strumenti per le misurazioni astronomiche.
All’interno di “Tikal” si trovano ben 9 complessi (L, M, N, O, P, Q, R, 4D-2 e 5E-Sub.1) costituiti da due piramidi, rivolte una verso l’altra lungo l’asse est – ovest, denominati “complessi delle piramidi gemelle”. Tutti questi complessi hanno dimensioni diverse, ma la struttura non cambia mai come il “Gruppo Q” di cui è stata restaurato solamente il tempio del lato EST.
Lungo la strada dall’aeroporto a “Tikal” breve sosta a “El Caobe” in un luogo di ristoro (Restaurant Saydacon) con vendita di oggetti turistici e primo contatto con il sito archeologico di Tikal attraverso un grande plastico.
Abbiamo ammirato una pianta di cacao con “le fave” utilizzate per la produzione del cioccolato molto comune da queste parti.
“Tikal” è la più estesa delle antiche città della civiltà maya.
Ma ciò che rende unica l’esperienza della sua visita, è la collocazione su una bassa collina nel cuore della giungla in una pianura coperta dalla foresta pluviale, comprendente i “i grandi ceiba” (Ceiba pentandra), l’albero sacro dei maya, il “cedro tropicale” (Cedrela odorata) e l’albero dal quale si ricava il mogano (swietenia).
Riguardo alla fauna, si incontrano facilmente aguti, atelinae, scimmie urlatrici, pavoni, tucani, pappagalli verdi e formiche tagliatrici di foglie. Giaguari e coati sono stati avvistati all’interno del parco.
Non di rado qualche turista dopo avere lasciato il tracciato per utilizzare scorciatoie ha perso l’orientamento. Si narra di qualche esploratore che non ha fatto mai ritorno, ma questa magari è “una storia” per non fare distrarre i turisti …
La “Grande Piazza” e gli edifici attorno costituiscono il nucleo centrale di “Tikal”. La “Grande Piazza” è composta dal “tempio 1” (a EST, noto anche come “tempio del Grande Giaguaro”), il “tempio 2” (a OVEST, noto anche come “Tempio delle Maschere”), dal campo del gioco della palla(pelota) a SUD, prima dell’”Acropoli Centrale” “Acrópolis Central”.
A NORD l’”Acrópoli Norte”.
Il complesso del Mondo Perduto (Mundo Perdido / The Lost World) è il più grande complesso cerimoniale della città di Tikal il primo ad essere costruito e l’ultimo ad essere abbandonato.
Tra le sue strutture contiene un complesso astronomico (il Gruppo-E) costituito dalla costruzione principale del Mondo Perduto (la Struttura 5C-54), chiamata la Grande Piramide del Mondo Perduto, allineata con una piattaforma a est che sostiene tre templi.
Il “Tempio del Talud-Tablero” (struttura 5C-49) è la seconda struttura più grande del complesso. Nella piramide sono state trovate tre sepolture ed a giudicare dall’alta qualità delle offerte funebri, è possibile che si trattasse di personalità di alto profilo. La piramide è stata costruita in cinque fasi diverse.
Il “Tempio dei Teschi” (“Templo de las Calaveras”, Struttura 5D-87) è il terzo tempio più grande del complesso. Il tempio, nel tempo, è stato ricostruito più volte. L’ultima versione presenta una piattaforma a quattro livelli con una scala di accesso interrotta da una nicchia con tre teschi scolpiti, quello centrale rivolto in avanti e gli altri due ai lati.
Una volta andati su la vista delle altre strutture che sbucano dalla foresta pluviale sarà un ricordo indelebile che ricompensa ampiamente la fatica della ripida salita sulla piattaforma.
Prima di uscire, il gruppo Q composto da quattro edifici associati alle quattro direzioni: piramidi a est e a ovest ed edifici rettangolari a nord e a sud. Gruppi di edifici come questi si trovano solo a Tikal e uno si trova a Yaxhá, una città più piccola a soli 30 chilometri di distanza. La piramide ad est è stata restaurata mentre quella ad ovest è stata localizzata ma deve essere scavata / scoperta. Gli edifici hanno scale su tutti e quattro i lati.
8° giorno - Trasferimento da "Flores" a "Palenque" con pernottamento. Visita del "sito di Yaxchilan" in Messico
Provenienti da “Flores” l’attraversamento del confine tra Guatemala (Bethel) e Messico (Frontera Corozal) si fa “in modo alternativo” con i battelli sul “fiume Usumacinta” che fa da confine tra Guatemala e Messico. Si raggiunge infine “Palenque”(in Messico) dopo aver visitato il sito archeologico di “Yaxchilan”.
È da premettere che l’accesso al sito di Yaxchilan è possibile solamente con i battelli.
Dopo aver completato le attività di frontiera a “Bethel” nel “dipartimento di Peten” in Guatemala si lascia il minivan sull’argine del fiume “Usumacinta”(che fa da confine tra Messico e Guatemala) e ci si imbarca sulle “lanchas” insieme ai bagagli per raggiungere il sito “Yaxchilan” (che si trova in Messico). Dopo la visita si torna indietro con l’imbarcazione a “Corozal”, che si lascia per i più tradizionali minivan diretti a “Palenque” dove si è pernottato.
Nella “Grande Piazza” un albero ricoperto sia da piante epifite, che vivono su altre piante, di solito usate come semplice sostegno e non per procurarsi il nutrimento, come felci, muschi, licheni o altri organismi sessili che non crescono sul terreno ma vivono prevalentemente sui tronchi o sui rami degli alberi delle foreste tropicali e subtropicali.
9° giorno - trasferimento da "Palenque" a "San Francisco de Campeche" con pernottamento. Visita del "sito di Palenque"
“Palenque” è un sito archeologico maya situato nello stato messicano del “Chiapas” come “Yaxchilan”, non lontano dal “fiume Usumacinta”. È un sito di medie dimensioni. Il sito riveste grande importanza per la scoperta della tomba del re “Pakal il Grande” (K’inich Janaab’ Pakal) fatta dalla spedizione guidata dall’archeologo messicano “Alberto Ruz Lhuillier” tra il 1949 e il 1952, per conto dell'”Instituto Nacional de Antropología e Historia” (INAH) organizzata dal governo messicano. La tomba del re, scoperta sotto al “Tempio delle Iscrizioni”, è considerata da molti la più importante in tutta l’area mesoamericana.
All’estrema sinistra, dell’area centrale della zona archeologica, il “Tempio delle Iscrizioni”. Di seguito, a destra, posti su un’ampia piattaforma, il “tempio della Regina Rossa” (Tempio XIII), all’estrema destra il “Tempio del Teschio” (Tempio XII). Tra questi due templi il “Tempio XI”, di scarso interesse.
Il “Tempio XIII” detto “della Reina Roja” (a destra del “Tempio delle Iscrizioni”).
All’interno custodiva la tomba dove è stato trovato il sarcofago di un personaggio femminile, importante, della comunità maya, denominata in seguito la “Reina Roja”, perché il sarcofago era ricoperto da una uno strato di polvere rossa (cinabro o cinnabrite o cinnabarite, un minerale dall’aspetto rossiccio costituito da solfuro di mercurio).
Si narra che gli archeologi una volta rimosse le pietre che impedivano l’accesso alla tomba notarono due scheletri che giacevano sul pavimento della stanza. Si trattava dei resti di un bambino di circa 11-12 anni e di una donna intorno ai 30, che presentavano entrambi i segni di una morte violenta.
Sono state probabilmente le vittime di un sacrificio, destinato ad accompagnare l’occupante del sarcofago all’aldilà.
”El Palacio” perpendicolare al “Tempio delle Iscrizioni”, è un grande edificio modificato ed ingrandito più volte nel corso degli anni costituito da un complesso di ambienti interconnessi con un’ampia varietà di elementi quali: basamenti a gradoni, scale, patii, corridoi, gallerie sotterranee, passaggi, finestre, aperture, architravi, caditoie, tavole con scritte geroglifiche, pannelli scultorei e ampie decorazioni in stucco in cui si conservano ancora tracce di parti colorate. Era verosimilmente la residenza dei sovrani di “Palenque”.
Di particolare interesse la torre che fu eretta per consentire alla famiglia reale e ai sacerdoti maya di osservare il sole, che durante il solstizio d’inverno sembra tramontare direttamente nel “Tempio delle Iscrizioni”.
Il “Tempio della Croce” fa parte, insieme al “Tempio del Sole” ed al “Tempio della Croce Fogliata”, al “Gruppo delle Croci” (El conjunto de las Cruces) ognuno con elaborati rilievi all’interno. I templi commemorano l’ascesa al trono di “Chan Bahlum II”, dopo la morte di Pakal il Grande. Le costruzioni prendono il nome dalla presenza in tutti e tre i templi dell’”albero della vita” (che per gli spagnoli appariva come una croce).
Gli alberi del genere “Ceiba” sacro per i Maya, “yaxche” venivano spesso rappresentati come una croce, ciò favorì la conversione al cristianesimo delle popolazioni maya, vedendo che i sacerdoti al seguito dei Conquistadores spagnoli portavano il simbolo della “Croce Cristiana”.
Tuttora questo albero rimane un elemento caratteristico nei villaggi delle popolazioni dell’America Centrale.
Il “Tempio del Sole” (Templo del Sol).
Una struttura piramidale di tre corpi fa da base al tempio.
Al suo interno si trova l’altare del sole, con una raffigurazione sacra che commemora tra gli eventi la nascita e l’ascensione al trono del re “Serpente-Giaguaro II” antenato del “re Pakal”.
9.1 - La città di "San Francisco de Campeche"
“San Francisco de Campeche” è la capitale dell’omonima regione posta nella parte centro settentrionale della penisola dello Yucatan nell’omonima baia del “Golfo del Messico”.
La città fu fondata a metà del 1500 dai coloni spagnoli in un territorio anticamente popolato dai maya. Grazie alla sua posizione particolarmente favorevole divenne uno dei porti maggiormente trafficati dell’America Latina. Da qui partivano infatti le navi con le merci verso l’Europa. Questo traffico marittimo rese necessaria la fortificazione della città per difendere le navi e i galeoni da pirati e bucanieri. Venne così costruita un’imponente muraglia difensiva visibile ancora oggi.
La piazza principale di “Campeche” durante l’epoca coloniale era conosciuta come “Plaza Mayor”, poi come “Plaza de la Constitución” e infine dal 1826 ha assunto il nome di “Plaza de la Independencia”.
Sulla “Plaza de la Independencia” nella città di “San Francisco de Campeche” la “cattedrale dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine”. L’edificio è in stile barocco con decorazioni neoclassiche.
L’interno ha un’unica navata divisa da archi. L’ultimo arco del recinto forma il transetto con cupola ottagonale su cui poggia una lanterna.
La “Puerta de Mar” costituiva l’entrata e l’uscita della città per chi arrivava dal mare. Sull’interno la porta ha una facciata semplice con un galeone scolpito nella pietra.
Sull’esterno la “Plaza de la Republica” un grande spazio utilizzato per ospitare eventi.
Sculture di giaguari sono state installate per adornare il Centro Storico della città.
10° giorno - trasferimento da “San Francisco de Campeche” a "Merida". Visita al "sito di Uxmal" e sosta all’”Hacienda Sotuta de Peon”
“Uxmal” è un importante sito archeologico della penisola dello Yucatan. Provenendo da “San Francisco de Campeche” lo si raggiunge a poco meno di 80 km da “Merida”. Dopo la visita sosta con pranzo presso la “Hacienda Sotuta de Peon”. Nel pomeriggio arrivo a “Merida” dove si è pernottato dopo una breve visita della città.
La città di “Uxmal”, fondata intorno al VI secolo d.C. divenne il centro della “civiltà Puuc”, una popolazione che dominò la regione a sud della odierna città di “Mérida” e raggiunse il suo massimo sviluppo nel Periodo Classico della civiltà maya.
La “Piramide dell’indovino” è l’edificio più significativo e di maggior effetto.
Spicca sul sito con i suoi 30 metri (circa). Il tempio è suddiviso su più livelli, raggiungibili da una ripida scalinata che porta in cima, dove risiede la cosiddetta “Casa dell’indovino”.
Davanti alla piramide si trova il “Quadrilatero delle monache”, composto da 4 edifici le cui facciate sono ricche di decorazione in stile “Puuc”.
Abbiamo visitato questi ultimi edifici insieme al “Campo del gioco della palla (pelota)” mentre il “Palazzo del Governatore” l’abbiamo visto da lontano così come la “Casa delle tartarughe”, la “Colombaia” e la “Gran Piramide” li visiteremo un’altra volta!!!
Peccato perché è visibile solo la facciata nord della “Gran Piramide”, riportata alla luce da lavori di scavo e restauro iniziati nel 1972, il resto è coperta dalla giungla, come parte della “Colombaia”, ad ovest della “Grande Piramide”.
E’ questo il limite dei viaggi organizzati dove l’accompagnatore turistico dovendo restare entro i tempi previsti dal tour non si può soffermare più del previsto. Purtroppo non si può “vedere tutto” in compenso l’accompagnatore ti rende la vita facile per il disbrigo degli adempimenti burocratici ed amministrativi del gruppo.
Per sfruttare le grandi potenzialità agricole del territorio, privo però di fonti permanenti di approvvigionamento di acqua, i Maya costruirono “chultunes”, ovvero serbatoi d’acqua, e un complesso sistema di “aguadas” e “bukteoobob”, per raccogliere e sfruttare l’acqua piovana.
La “piramide dell’indovino” detta anche “piramide dello stregone” , “del nano” o “del Grande Chilán” prende il nome dalla leggenda di un nano, figlio di una maga, che era nato da un uovo, che scommise con l’allora governatore della città che sarebbe stato capace di costruire la piramide in una sola notta.
La piramide fu costruita e il nano si autoproclamò governatore della città di “Uxmal”.
Il monumento è il più grande della città e l’unico a pianta ovale conosciuto nella cultura maya.
Si compone di cinque diverse strutture di epoche diverse. Le prime, sepolte dalle successive, sono inaccessibili, mentre alle altre è stata praticata un’apertura.g
I campi da gioco della palla (pelota) non sono abbondanti nelle città della “cultura Puuc”.
Solo questo è stato trovato a “Uxmal”. Le sue condizioni, molto deteriorate, rivelano due parti che compongono i lati del campo e dove erano posizionati gli anelli attraverso i quali doveva essere introdotta la palla. Questi anelli sono stati ritrovati ai piedi di queste strutture.
Il gioco della palla è molto comune nelle culture della mesoamerica. Aveva anche un aspetto religioso oltre che sportivo che lo trasformò in una cerimonia mistica.
Dietro la “piramide dell’Indovino” si trova un ampio spazio posto su una grande piattaforma quadrata.
Su ogni lato si trovano edifici che presentano un gran numero di stanze che si aprono su questo patio.
Questo fatto lo portò ad essere paragonato ad un convento, da qui il nome “casa delle monache”.
La decorazione di tutti gli edifici sono in “stile Puuc”. Le pareti inferiori sono lisce mentre quelle superiori sono molto ornate. Negli angoli ci sono maschere di “Chaac” e teste di serpenti, il resto è completato da figure geometriche, serpenti ed altre maschere.
10.1 - Visita e pranzo alla tenuta “Sotuta de Peón Hacienda Viva”
Dopo la visita al sito di “Uxmal”, a soli 45 minuti, sulla via verso la città di “Mérida”, abbiamo raggiunto la “Sotuta de Peón Hacienda Viva” una tenuta circondata da “campi di henequen” (una qualità di agave).
La tenuta costruita a metà del XIX secolo dopo 100 anni di attività, dedicati alla coltivazione dell’”henequen” fu abbandonata per poi essere restaurata divenendo l’attuale “Sotuta de Peón Hacienda Viva” che offre una vasta gamma di esperienze culturali, storiche, turistiche, gastronomiche e di alloggio.
Nel XIX secolo nella “penisola dello Yucatan”, prosperò la coltivazione dell’”henequén”, un tipo di agave dal quale veniva ricavato il “sisal”, che a sua volta veniva trasformato in funi e cavi. Quest’attività portò grande prosperità alle aziende del settore ma la mancanza di macchinari per trinciare l’”henequén” limitò questa espansione industriale. Verso la fine del secolo XIX con l’arrivo dei primi macchinari a vapore o diesel per trinciare le fibre le “haciende” si attrezzarono con i macchinari adatti e ancora oggi si possono ammirare le caratteristiche ciminiere e vedere i vecchi binari e i carri ferroviari per trasportare le piante dai campi verso la fabbrica.
Durante la “Prima Guerra Mondiale” la domanda di “sisal” toccò i massimi livelli ed il famoso “oro verde” fece la fortuna delle grandi famiglie terriere dello “Yucatan”.
10.2 - Passeggiata nell’area residenziale di "Merida"
Poco tempo da dedicare a “Merida”. capitale dello stato federato dello Yucatán.
Un giro nella zona residenziale della città. Abbiamo percorso “Avenida Colon” per poi immetterci nel “Paseo de Montejo” un viale che si ispira ai boulevard francesi, come gli “Champs Elysées” di Parigi. Il viale è fiancheggiato da grandi alberi e bellissime residenze legate al periodo di prosperità che ebbe lo “Yucatán”, negli ultimi decenni del XIX secolo, grazie allo sviluppo dell’industria dell’”henequen”, il cosiddetto “oro verde”.
“Paseo de Montejo” negli ultimi anni si è trasformato da zona residenziale in zona commerciale. Molte delle sue storiche abitazioni sono state trasformate in ristoranti, locali per eventi, “hotel boutique”, negozi ed edifici di rappresentanza che ospitano uffici e musei.
Lungo il viale “Paseo de Montejo” si incontrano numerosi edifici emblematici della città di “Mérida”. Questo viale fu costruito per commemorare il fondatore di “Mérida”, “Francisco de Montejo y León” (il Mozo).
Le carrozze attendono i turisti da portare in giro in “Paseo de Montejo”.
Sedili tipici in “Paseo de Montejo”, in modo che i fidanzati possano sedersi insieme ma non toccarsi.
“Casa Vales” sul “Paseo de Montejo” che oggi ospita gli uffici regionali del “Banco Santander” nella quale si dice vaghi il fantasma di “Rosa Cámara” la moglie di “Carlos Vales”.
“Doña Rosa” fu così sconvolta per aver perso uno dei suoi figli in tenera età, che non volle che il corpo fosse sepolto nel mausoleo della “famiglia Vales” ma nei giardini della villa dove fu costruito un piccolo santuario in suo ricordo.
Quando dopo molti decenni la proprietà fu venduta alla banca venne scoperta la piccola cripta e gli eredi della famiglia fecero trasferire i resti del bimbo nel mausoleo di famiglia.
Da allora si racconta che gli impiegati di banca sentano, nel pomeriggio e nella notte, la voce di una donna che chiede: “Dov’è mio figlio?” oppure “Dove hanno portato mio figlio?
Questa è la storia …
“Quinta Montes Molina” è una prestigiosa dimora degli inizi del XX secolo con uno splendido giardino in “Paseo de Montejo”.
La “Casa Museo” è rimasta nello stato originale. In essa si può vedere come vivevano le famiglie della città in quel periodo.
Completata intorno al 1902, la casa passò nelle mani della “famiglia Montes Molina” nel 1915.
La villa è stata conservata con tutto l’arredo e i mobili originali dell’epoca, attraverso le quattro generazioni che l’hanno abitata.
La casa è utilizzata per lo svolgimento di eventi.
Uno degli edifici più importanti situati sul “Paseo de Montejo” è la “casa Peón de Regil”, costruita per ordine di “Pedro de Regil Cámara”, un ricco e potente proprietario terriero oltre che uomo d’affari dell’industria dell’”henequen” nell’anno 1905.
Oggi l’edificio è la sede degli uffici del “Gruppo Finanziario Inbursa”.
Tra gli edifici più rappresentativi lungo il “Paseo de Montejo”, al numero 473, c’è il palazzo in stile francese “Il Minareto”. Oggi sede di eventi.
Costruito alla fine del periodo della dittatura di “Porfirio Diaz” (tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo), la proprietà era anticamente conosciuta come “Casa del Minarete”.
Era destinata ad essere una casa di abitazione il cui elemento distintivo, “il minareto”, derivava dagli influssi arabi in voga nella penisola all’epoca della sua costruzione.
“Palacio Cantón” ospita Il “Museo di antropologia e storia dello Yucatán”, il più importante museo della città di “Mérida”.
Il “Palazzo Cantón” fu costruito dal 1904 al 1911 per l’ex governatore dello stato dello “Yucatán”, il generale “Francisco Cantón Rosado”, come residenza di famiglia, che lo abitò fino alla sua morte nel 1917. Gli eredi lo cedettero nel 1932 al “governo dello Yucatán”. Da quel momento in poi il palazzo servì a vari usi: da primo, come sede della “Scuola Hidalgo”; successivamente ospitò la “Scuola Statale di Belle Arti”.
Dal 1948, fu la residenza ufficiale dei governatori dello stato. Nel 1966, infine, fu ceduto all'”Istituto Nazionale di Antropologia e Storia” (INAH) e divenne la sede del “Museo Regionale di Antropologia” “Palacio Cantón”.
Le “Casa Cámara / Barbachano” conosciute anche come le “case gemelle”.
I fratelli “Ernesto e Camilo Cámara” decisero nel 1905 di costruire due palazzi, Nel 1964, una delle case fu venduta a “Fernando Barbachano Gómez Raul”, un uomo d’affari, successivamente aperta al pubblico, come museo nel 2021, dalla proprietaria “Maruja Barbachano Herrero”. l’altra casa è stata recentemente acquistata dalla “famiglia Molina”.
Nel corso degli anni, la casa ha ospitato numerose personalità del jet set internazionale.
Il “Monumento alla Patria” a “Mérida” è un monumento in pietra eretto a metà del “XX secolo” per onorare la patria messicana, scolpito interamente a mano dallo scultore colombiano “Rómulo Rozo”, sul viale “Paseo de Montejo”. Il monumento è una delle strutture più rappresentative della città e l’unica al mondo ad essere scolpita interamente nella pietra.
Il “Monumento alla Patria” espone più di 300 figure che raccontano la storia del Messico dalla “fondazione di Tenochtitlán” nel Messico preispanico agli eventi più importanti della storia del paese nella prima metà del xx secolo, e anche alcuni eventi e personaggi dell’America.
11° giorno - trasferimento da "Merida" all’”Hotel Barcelò Maya Grand Resort”. Lungo il tragitto visita a "Izamal" e al sito di “Chichen Itza”
Partiti da “Merida”, prima sosta nella cittadina di “Izamal” dove gli spagnoli edificarono, sopra le rovine di un tempio maya, il grandioso “convento di San Antonio”. Si prosegue alla volta di “Chichen Itza”, la più grande città maya dello Yucatan, dichiarata patrimonio culturale mondiale dall’UNESCO.
Dopo avere visitato il sito, nel pomeriggio, abbiamo proseguito per l’”Hotel Barcelò Maya Grand Resort” nella “Riviera Maya”, i “caraibi messicani”. dove abbiamo pernottato.
La “Piramide de Itzamatul” è l’unica testimonianza maya che abbiamo potuto vedere a “Izamal”, purtroppo solo dalla strada, mentre ci recavamo al “convento di San Antonio”. Peccato, perché altri manufatti come la porzione superiore della piramide, denominata “Kinich Kakmo”, e la piramide, denominata “Kabul”, avrebbero meritato una sosta.
Nella piazza principale si erge il “Convento de San Antonio de Padua” che si trova in una posizione rialzata perché fu eretto dagli spagnoli sopra l’antica piramide maya di “Ppap Hol Chak”.
Attualmente il convento, come tutta la città, è dipinto di giallo ocra, colore che è stato applicato nel 1993, in occasione della visita di “Papa Giovanni Paolo II”.
Il grande cortile interno del convento si trova in cima alle scalinate con un porticato, con numerosi archi, che corre tutto attorno e dal quale si può ammirare il “Pueblo Mágico” che si sviluppa attorno alla piazza centrale accanto al mercato.
Il chiostro è coperto da travi in lignee e arcate che poggiano su grandi pilastri in pietra, così come in pietra è la pavimentazione di tutto il portico, mentre le pareti sono totalmente bianche ad esclusione di alcuni affreschi recentemente scoperti di natura religiosa vicino all’ingresso della chiesa.
L’interno della chiesa è a navata unica caratterizzata da arcate a croce e da pareti totalmente bianche dove emergono le nervature delle volte lasciate in pietra naturale.
Questa chiesa è dedicata all’Immacolata Concezione. In fondo alla navata si eleva un altare con una grande pala d’altare in stile barocco, ricoperta di doratura della fine del XIX secolo.
11.1 - Visita al sito di "Chicen Itza"
Da “Izamal” nel pomeriggio ci siamo diretti a “Chichen Itza”.
La città fu fondato intorno al 400 D.C., occupata dai “Toltechi” intorno all’anno 1000, fu poi abbandonata intorno al 1250: numerosi sono gli edifici che testimoniano lo splendore di “Chichen Itza”, tra cui la “grande piramide” detta “El Castillo”, il “Tempio dei Giaguari”, l'”Osservatorio” e numerose piattaforme.
Dimenticavo, a “Chichen Itza” non consentono di introdurre ed utilizzare macchine fotografiche “professionali”, come le chiamano i gestori del sito, a meno di non farsi autorizzare, probabilmente pagando, dopo una lunga procedura amministrativa alla quale certamente non avremmo potuto sottoporci per mancanza di tempo.
Prima non consentivano di fare foto in nessun modo, poi con il proliferare dei telefonini e delle piccole macchine si sono dovuti “accontentare”.
Le foto le ho fatte con il mio smartphone e la macchina fotografica compatta di Pia, come se le modalità di fruire di questi manufatti “di interesse universale” possa essere decisa da pochi a scapito dei molti, specie come nel mio caso, che mi dedico alla fotografia per passione, senza trarne nessun beneficio di natura economica.
Pazienza me ne sono dovuto fare una ragione.
A testimonianza e conferma degli straordinari progressi dei maya nell’architettura e nell’astronomia è il fenomeno di “luci e ombre” che avviene sulla scalinata nord del tempio durante gli equinozi. Infatti, intorno alle tre del pomeriggio, il sole proietta sette triangoli di luce sulla balaustra del lato “nord-est” del tempio. Questi cominciano a muoversi su e giù lungo la balaustra fino a formare la sagoma di un serpente piumato, “Kukulkan” appunto.
Non si smetterebbe mai di fotografarlo questo tempio, la “grande piramide” detta “El Castillo”è bellissima!!!
Il “campo del gioco della palla (pelota)” è situato circa 150 metri a nord-ovest del Castillo è stato identificato come il maggiore dei sette individuati.
Si tratta del più grande campo da “gioco della pelota di tutta la Mesomerica. Il campo è Lungo 166 metri e largo 68 e le mura che chiudono ai lati lunghi sono alte 12 metri e sorreggono al centro anelli di pietra intagliata con figure di serpenti intrecciati.
Inglobato nel muro est del “campo del “gioco della palla (pelota)” si trova il “Tempio del Giaguaro”. La parte alta del tempio guarda sul campo di gioco. All’interno del tempio, nell’entrata è situato un trono a forma di giaguaro simile a quello trovato all’interno del tempio “El” Castillo”, ma privo di colori.
Più avanti verso est un’iscrizione muraria in rilievo raffigurante uno “tzompantli”, sorta di scaffale (in origine in legno) riempito di teschi umani allineati.
Numerose sono le sculture, specie di guerrieri, un po’ ovunque lungo le pareti delle piattaforme.
“La piattaforma dell’aquila e dei giaguari” è una piccola piattaforma con quattro scale.
Alla base della struttura si trova una parete verticale con pannelli rialzati che mostrano immagini che si riferiscono al corso del sole attraverso il cielo durante il giorno e alla sua discesa negli inferi di notte.
11.2 - "Hotel Barcelò Maya Grand Resort"
Provenendo da “Chichén Itzá” abbiamo pernottato all’”Hotel Barcelò Maya Grand Resort” e trascorso la mattina successiva in attesa di essere accompagnati all’”aeroporto di Cancun” da dove saremmo rientrati in Italia.
Questo complesso alberghiero è in tipico stile caraibico con un design di ispirazione architettonica maya e si sviluppa in un immenso parco naturale di circa “500 mila mq” lungo una delle più belle spiagge dei “caraibi messicani”, nel cuore della “Riviera Maya”.
È situato a circa 20 Km da “Playa del Carmen” e a 80 km da “Cancun”. Ed è composto da 4 differenti hotel: “Maya Beach”, “Maya Caribe”, “Maya Colonial” e “Maya Tropical”.
Questo bellissimo viaggio finisce qui.
Queste foto sono una testimonianza, sicuramente non esaustiva, di questi luoghi:
unici e indimenticabili.
Alla prossima …